Alberto Oliverio

Biologia e filosofia della mente.

Laterza, Roma e Bari, 1995, 1999.

Leggi l'introduzione:

 

In una delle opere più complesse e simboliche della letteratura barocca Calderòn de la Barca si chiede se la vita sia un sogno: se abbiano maggior significato le nostre azioni ed imprese o il nostro fantasticare su di esse, il nostro immaginare, inventare sognare... Se trascorressimo la maggior parte della vita nel sonno e nel sogno, i nostri comportamenti nel corso della veglia non sarebbero forse una parentesi irrilevante? E in modo più generale, in che termini si pone l'Io che sogna con l'Io che agisce, gli angoli contorti e oscuri della nostra psiche con gli angoli illuminati dalla logica della ragione?

L'autore de La vita è sogno ci confronta con un dilemma con cui si sono cimentati generazioni di filosofi, alle prese con interrogativi ormai classici: cos'è la mente umana? Quali entità la abitano e le danno forma? Quali sono le sue logiche? E se in essa si palesano dei conflitti e delle duplicità, analogamente a quelli che emergono dall'opposizione tra i diversi linguaggi del sogno e della veglia, quale unitarietà ha la mente, quale la coscienza?

Nel tentativo di trovare una risposta a queste domande i filosofi, come sappiamo, hanno battuto piste diverse: alcuni hanno situato una mente immateriale al di fuori del cervello ed hanno immaginato che essa possa guidarci tirando dei fili ideali che guidano le nostre azioni. La mente, secondo queste interpretazioni, sarebbe un'entità metafisica che sfugge agli strumenti che gli scienziati utilizzano per sondare i recessi del corpo e del cervello. Altri, invece, hanno ipotizzato che la mente non sia altro che il cervello, che coincida con questo organo che, soltanto da pochi decenni, si è aperto alle analisi della scienza. Tra questi due opposti schieramenti, uno dualista e l'altro monista, esiste un amplio ventaglio di posizioni intermedie, anche se nessuna di esse, al momento, ha trionfato sulle altre.

Mentre i filosofi tentano di formulare delle teorie della mente, gli studiosi del cervello, i neuroscienziati, vanno accumulando un'impressionante mole di osservazioni sulla sua fisiologia: attenzione, sensazione, percezione, sonno, memoria, apprendimento, emozione sono soltanto alcune delle funzioni cerebrali che vengono analizzate, collegate a circuiti e strutture nervose, interpretate alla luce delle nuove conoscenze che provengono da una scienza in continua, rapida espansione. Così le neuroscienze ci vanno dicendo quali siano le procedure e le strategie della memoria, le sedi di alcune attività mentali, la genesi di alcune alterazioni o deficit del comportamento: esse parlano il linguaggio del riduzionismo, in linea con quel sapere scientifico che è in grado di analizzare sempre più a fondo la realtà che ci circonda e di modificarla attraverso le tecnologie. Considerato in quest'ottica, il cervello ci appare spesso come una complessa macchina che gli scienziati smontano e riducono alle sue diverse parti nel tentativo di sottrarla a quell'alone di mistero che da sempre la circonda.

Per quanto entusiasmanti e suggestive le scoperte delle neuroscienze non hanno però ancora chiarito come i diversi <<meccanismi>> del cervello cooperino e come dalla loro interazione emerga una mente che non deriva dalla semplice sommatoria di singole attività, separate tra di loro da compartimenti stagni. Conosciamo ad esempio i meccanismi dell'emozione, il gioco di molecole che ne sono alla base, i centri nervosi che vi sono coinvolti: ma cosa possiamo dire del significato dell'emozionarsi, dei suoi rapporti con lontane esperienze, del modo in cui le emozioni contribuiscono a dare un senso alla nostra esistenza, ad orientare i nostri fini, a strutturare i nostri schemi mentali? Così, anche se alcune teorie della mente tengono conto dei risultati che provengono dalle conoscenze neuroscientifiche, la mente cui guarda il filosofo è diversa rispetto a quella che ci descrive lo psicobiologo: d'altronde, nello stesso ambito delle scienze della psiche esistono delle divergenze tra l'ottica dello psicologo, dello psicoanalista, del neuropsicologo... Insomma, malgrado siamo sempre più in grado di descrivere il cervello e di comprenderne i meccanismi, siamo ancora lontani dal considerarlo in modo unitario, dal comprendere come dalla materialità dei circuiti cerebrali possa scaturire quel mondo dei significati che ci guida in ogni azione, anche la più banale, della vita quotidiana.

In queste pagine si parlerà ben poco di meccanismi o di singole funzioni del cervello, nel tentativo di dare una visione d'insieme della nostra mente, proprio in quanto è artificioso separare tra di loro le diverse attività mentali se si vuole accedere a una concezione globale. A seguito di una prima fase necessariamente riduzionistica, le neuroscienze devono infatti accettare una sfida comune alla psicologia e alla filosofia, nel tentativo di delineare una nuova immagine della mente, devono andare oltre il singolo meccanismo o la singola funzione per tentare di ricostruire un'immagine globale: un'immagine che non sia astratta, lontana dalle conoscenze che oggi abbiamo sul cervello ma non per questo essenzialmente meccanicistica, improntata a una visione semplificante di un cervello-computer, caratterizzato da un'insieme di parti e funzioni autonome. Per fare ciò è necessario reintrodurre dei termini e dei problemi che gli studiosi del cervello, e anche numerosi psicologi, hanno espulso dal loro vocabolario e dai loro orizzonti; è necessario parlare di significati, fini, schemi mentali o, più in generale, di visioni del mondo che unificano le diverse funzioni mentali. L'immagine della mente e della coscienza che ne risulta è forse meno prevedibile e confortante di quella che ci si attende da un approccio scientifico che spesso riteniamo sinonimo di ordine, semplicità, lineare univocità: ma appunto per questo le concezioni della mente e della coscienza che vanno emergendo da un nuovo modo di guardare al cervello e di costruire teorie sono più vicine al mondo degli uomini, alla variabilità e complessità del vivente, che a quello delle macchine. Questi temi richiederebbero una lunga trattazione e certamente in queste pagine non è possibile trattarli in modo esaustivo: tuttavia penso che questo breve saggio riesca ad indicare, con un linguaggio chiaro e semplice, al di fuori dei tecnicismi, quei nuovi aspetti delle teorie della mente che emergono dallo sviluppo delle neuroscienze e, per contro, quegli sviluppi delle neuroscienze, concettuali ed empirici, che saranno necessari per arrivare ad una più ricca e realistica visione della mente umana.

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