Alberto Oliverio

L'arte di ricordare

Rizzoli, Milano, 1998.

Leggi l'introduzione e fai il TEST

Succede spesso che non riusciamo a ricordare qualcosa che ci è utile ma che è proprio "sulla punta della lingua", come il nome di un conoscente, di quel ristorante dove abbiamo cenato poco tempo fa, di quella strada dove abitano i nostri amici. All'improvviso quel nome può affiorare per conto suo, malgrado prima avessimo fatto tanti sforzi per ricordarlo: da dove è emerso e come mai, qualche momento o ore prima il ricordo era bloccato, come se fosse impossibile avere accesso a una parte degli archivi in cui sono custodite le nostre memorie? Il non poter ricordare ciò che siamo certi di conoscere è all'origine di un senso di frustrazione, viene vissuto come una mancanza di controllo sulla nostra mente, come un'inadeguatezza della nostra memoria. Ma che dire della situazione opposta? E' possibile esercitare un dominio sulla memoria, ad esempio ricordare di più, memorizzare più in fretta, tralasciare informazioni secondarie? Questo interrogativo sulla mente apre la porta a una serie di altre domande. Più in generale, da cosa dipende ricordare? Come mai alcune memorie sembrano indelebili, anche se a volte preferiremmo dimenticarle? Perché un fatto spiacevole, che magari vorremmo scordare, è invece sempre presente nella nostra mente, come se si fosse verificato di recente?

Ognuno di noi si è posto simili interrogativi: i più giovani vorrebbero controllare meglio le proprie capacità di apprendimento, poter ricordare quanto hanno studiato e poter superare quei "blocchi" della memoria che vengono spesso invocati quando si trovano in difficoltà nel corso di un esame... I meno giovani hanno spesso la sensazione che la loro memoria perda colpi, che sia affollata da troppi ricordi e che sia difficile far ordine, far riaffiorare ciò che serve e tralasciare quanto invece appare "inutile". Insomma, indipendentemente dall'età, fatta eccezione per pochi fortunati, la maggior parte delle persone ritiene che la propria memoria li tradisca, non funzioni come vorrebbero, non sia più "quella di un tempo". Tuttavia, queste stesse persone, giorno dopo giorno, si allacciano le scarpe, si fanno il nodo della cravatta, salgono sul motorino o in macchina e guidano nel traffico frenando, accelerando, cambiando marcia senza avere alcun problema di memoria: eppure, anche in questi casi la memoria gioca un ruolo fondamentale nel compiere movimenti stereotipati e quasi automatici, nel mantenere l'equilibrio, nel mettere in atto sequenze di azioni, nel ricordare le regole del traffico dando precedenze, arrestandosi ai segnali, sorpassando ecc. Non sono memorie queste? Se siete scettici su questo fatto, che cioè vi siano memorie di altro tipo rispetto a quelle cui vi riferite quando vi lamentate di avere scarsa memoria, ricordatevi delle prime volte in cui da bambini avete imparato ad andare in bicicletta o in cui, da giovani, avete imparato a guidare l'automobile: tutto sembrava complicato, le sequenze di alcuni movimenti erano impacciate ed era necessario concentrarsi per pensare se fosse il caso di premere prima il pedale della frizione, poi girare la chiavetta d'avviamento, oppure innestare la marcia...

Queste ultime memorie, coinvolte in procedure, e infatti definite memorie procedurali, sono in effetti ben salde, una volta che le si è apprese: non c'è bisogno di ripassarle, sopravvivono intatte per anni o decenni a differenza di altre memorie che invece possono tradirci, come nel caso della memoria semantica, coinvolta nella conoscenza di elementi linguistici, fatti, concetti attraverso cui rappresentiamo e descriviamo quanto ricordiamo, poco importa che lo descriviamo agli altri o a noi stessi, alla nostra mente. Ad esempio, quanti dei vocaboli latini, greci o inglesi che abbiamo appreso negli anni della scuola sono ancora vivi, possono cioè venire richiamati alla mente? Ricordiamo ancora la data della scoperta dell'America, quella della prima guerra d'Indipendenza, i nomi dei sette re di Roma? Probabilmente la nostra memoria zoppica e ciò riguarda anche le vicende dell'ultimo film che abbiamo visto, gli appuntamenti della scorsa settimana... Ma allora, indipendentemente dalle ragioni all'origine di queste forme di oblio, diverse da individuo a individuo, da un'età all'altra, esistono due diversi tipi di memoria, quella procedurale e quella semantica.

Eppure nemmeno due diversi tipi di memorie sono sufficienti a memorizzare le esperienze: pensate, ad esempio, alle vacanze della scorsa estate, a quando frequentavate la scuola media, a quando eravate bambini: un fiotto di ricordi emerge dalla vostra mente, sensazioni che credevate scomparse, voci, immagini, emozioni... Questa non è una memoria procedurale, e nemmeno semantica: qui non si tratta di ricordare quanto fa nove x otto o il nome di una persona o quell'aneddoto che ci hanno raccontato giorni fa, ma di riandare a ritroso nel tempo attraverso una dimensione completamente individuale, il nostro passato: questa è la memoria autobiografica, quanto di più individuale appunto, tant'è che riteniamo che questi ricordi siano stampati nella nostra mente come fotografie indelebili che costituiscono l'album della nostra vita. Ma è veramente così? I ricordi sono fotografie indelebili "scattate" dall'esterno? Anche le memorie autobiografiche possono essere "scomposte" in due diversi tipi, possono comportare un punto di vista dall'esterno, quello dello spettatore, e uno dall'interno, quello dell'attore. Pensate, per esempio, alla vostra ultima festa di compleanno o a una cena con gli amici: cosa vi dice la memoria? Probabilmente ricorderete l'atmosfera, una discussione piacevole, un piccolo bisticcio, una frase detta da un amico, insomma sensazioni provate in prima persona. Immaginate ora che qualcuno vi chieda di descrivere la stessa situazione da un punto di vista esterno: probabilmente comincerete a tracciare una mappa del tavolo o della stanza, a identificare chi c'era, chi era vicino a chi, come erano vestiti i vostri amici e così via: il ricordo, anche se riguarda un episodio autobiografico, ha connotazioni diverse nel caso in cui contempli un punto di vista distaccato, da spettatore appunto. Ma c'è di più: numerosi studi indicano che entrambi, il ricordo dall'interno e quello dall'esterno, sono soggetti a variare nel tempo, implicano aggiunte o omissioni, rimaneggiamenti, sino a giungere a una vera e propria ristrutturazione.

A quale tipo di memoria dobbiamo allora fare riferimento quando diciamo "la memoria"? A quella semantica, procedurale, autobiografica, da spettatore, da attore, relativa ad episodi?... Come vedremo in questo libro, esistono numerose forme di memoria, ed ognuna di esse dipende da particolari strutture del cervello, da specifici meccanismi di codificazione, strategie, regole interne: vedremo anche che i ricordi, quali essi siano, non possono essere paragonati a fotografie, cioè a meccaniche trascrizioni delle esperienze nelle trame nervose, in quanto implicano un lavoro di attenzione, selezione, codificazione sulla base di significati, conoscenze pregresse. Un'esperienza qualsiasi, ad esempio una notizia del giornale, un racconto, un romanzo, un libro di studio, lascia una traccia in quanto alcuni suoi aspetti vengono catalogati sulla base di un sistema di riferimento, di esperienze simili, dei nostri interessi, aspettative, emozioni: nessun ricordo della nostra memoria è totalmente neutro o distaccato da altri ricordi in quanto la mente li cataloga servendosi di una complessa griglia di riferimenti. Questo lavoro mentale avviene spesso in modo automatico, inconscio, anche se è possibile intervenire attivamente e imparare a ricordare, potenziare la memoria attraverso strategie diverse.

Questo libro si propone di spiegare anzitutto cosa sia la memoria e quali siano i suoi rapporti col cervello: nel corso degli ultimi anni le conoscenze in questo settore sono aumentate in modo vertiginoso e buona parte delle tessere che compongono il mosaico della memoria sono oggi note agli studiosi della mente. Comprendere come funziona -o non funziona- la memoria rappresenta il primo passo per comprendere come potenziarla, come evitare errori e come conservarla. E' un argomento che tocca diversi aspetti della nostra psiche e dei rapporti con la società: ad esempio, quanto sono affidabili i ricordi -e quindi le testimonianze- di un bambino? Quanto sono affidabili le testimonianze di chi depone in un processo? Come varia nel tempo la nostra memoria? E' vero che con l'età dimentichiamo ed è difficile formare nuovi ricordi, oppure si tratta di un pregiudizio? E infine che rapporti ci sono tra la memoria individuale e quella collettiva?

Per dare risposta a tutte queste domande ci si può basare su un ampio ventaglio di nuove conoscenze in diversi settori scientifici: le neuroscienze che studiano i meccanismi del cervello e dei suoi costituenti, i neuroni, la scienza cognitiva che descrive le strategie mentali tenendone presenti le radici biologiche, la psicologia sperimentale che ha studiato quali sono le "leggi" della memoria e infine la neuropsicologia che studia cosa si verifica nella memoria, anzi nelle memorie, di una persona quando una parte specifica del suo cervello subisce un danno. Forse, per il profano, quest'ultimo è l'aspetto più affascinante in quanto schiude le porte alle facce più insolite della memoria, indicando come a volte le memorie siano presenti e riescano ad orientare il comportamento di una persona, anche se questa non ricorda o non ha coscienza delle ragioni delle sue azioni...

Questo fenomeno, che gli esperti definiscono "memoria senza ricordi", ci dice che quanto facciamo può dipendere da esperienze ormai dimenticate o inconsce: nel corso del libro cercheremo di sfruttare questa capacità "inconscia" della mente per migliorare le strategie della memoria in modo generale, ma vedremo anche come sia possibile potenziare la memoria attraverso esercizi specifici. Questo libro segue infatti un approccio ibrido: la teoria è fusa con la pratica, le conoscenze sulle caratteristiche della memoria si alternano ad esercizi e test che consentono di valutare quanto essa sia efficace e come sia possibile incrementarla a seconda delle età e degli interessi, da quelli di uno studente alle prese con la lezione da imparare a quelli di un manager di fronte a una serie di meeting, di una casalinga che non ricorda una lunga lista della spesa, di un anziano che desidera continuare ad apprendere sfruttando strategie già consolidate. Per il lettore sarà anzitutto importante comprendere come la memoria abbia diverse dimensioni: per rendersene conto basterà pensare a un evento dei più comuni nella vita quotidiana, dover contattare un amico o una delle tante persone cui ci rivolgiamo per motivi di lavoro. Quali passi dobbiamo compiere per svolgere un compito talmente semplice? Anzitutto, bisogna fare affiorare alla mente il nome della persona da contattare, inquadrarlo in base alle sue caratteristiche e a ciò che sappiamo di lei, ricordare a mente il numero di telefono oppure rintracciare e consultare una rubrica, comporre il numero, riconoscere la voce di chi risponde, richiamare man mano memorie cui quella persona si riferisce, tenere a mente quanto ci dice, eventualmente un numero di telefono utile per richiamarla ma che non abbiamo modo di trascrivere su un pezzo di carta in quanto la penna non scrive: il numero deve essere tenuto in memoria per breve tempo nella cosiddetta memoria di lavoro, sin quando non troviamo una penna che ci consente di trascriverlo su un foglio di carta e sgombrare la memoria di quel piccolo compito...

Queste operazioni, che si ripetono più volte al giorno, indicano quante diverse dimensioni abbia la memoria: richiamare vecchi ricordi (il nome, la voce, le caratteristiche, i fatti relativi a una persona), gestire memorie di lavoro (tenere a mente un numero per una manciata di secondi), utilizzare memorie procedurali (eseguire i movimenti necessari a telefonare, ricordandone quella che ci appare come una semplice sequenza), escludere altri ricordi che eventualmente emergano nel corso della conversazione in quanto potrebbero interferire -cioè cancellare- con le esperienze-ricordi in via di formazione (quanto ci viene detto al telefono), dare significato alle parole che ascoltiamo e utilizziamo nel corso della conversazione (memoria semantica)... Quali passi falsi possono essere compiuti in questa sequenza in apparenza elementare? Pochi, in genere: ma a volte la memoria può zoppicare: come evitare che ciò avvenga? Cosa significa saper ricordare? Nei capitoli che seguono affronteremo questi diversi punti a partire dall'ultimo, il significato del ricordo, per poi soffermarci sulla pluralità delle memorie, sul processo inverso, l'oblio, sulle strategie per organizzare i ricordi, sulla memoria autobiografica e, infine sui rapporti tra i ricordi individuali e le memorie collettive, cioè su ciò sul significato del ricordare al giorno d'oggi in cui la trasmissione culturale non dipende più dal ruolo critico degli anziani, custodi dei ricordi e della storia, ma da altre forme di "archivi".

 

Test: Quant'è buona la tua memoria?

 

La memoria può vacillare in modo più o meno serio. Qui di seguito vengono riportate 27 diverse situazioni in cui possiamo commettere errori. Per valutare la propria memoria bisogna attribuire un punteggio ad ogni situazione, utilizzando una scala che va dall'1 al 9: ad esempio, se un errore non si è verificato nemmeno una volta negli ultimi mesi il punteggio è 1, se si verifica più di una volta al giorno il punteggio è 9. Ecco la

 

Scala dei punteggi:

Nemmeno una volta negli ultimi sei mesi: 1

Una volta negli ultimi sei mesi: 2

Più di una volta negli ultimi sei mesi, meno di una volta al mese: 3

Più o meno una volta al mese: 4

Più di una volta al mese, meno di una volta a settimana: 5

Circa una volta a settimana: 6

Più di una volta a settimana, meno di una volta al giorno: 7

Circa una volta al giorno: 8

Più di una volta al giorno: 9

 

E ora ecco il test:

 

Situazione

1. Dimentico dove ho messo qualcosa, perdo gli oggetti in casa: Punteggio ....

2. Non mi ricordo dei posti dove sarei già stato. Punteggio....

3. Mi perdo nella trama dei telefilm. Punteggio...

4. Se cambio la mia routine quotidiana ho dei problemi, ad esempio, se cambio di posto a un oggetto usuale. Punteggio...

5. Torno indietro a controllare se ho fatto qualcosa che dovevo fare. Punteggio...

6. Dimentico quando è successo qualcosa, se il giorno o la settimana prima. Punteggio...

7. Mi dimentico di portare dietro degli oggetti che mi servono. Punteggio...

8. Dimentico quanto mi hanno detto uno o più giorni fa e devo farmelo ripetere. Punteggio...

9. Inizio a leggere un libro o un articolo senza rendermi conto di averlo già letto. Punteggio...

10. Mi perdo e divago nel discorso. Punteggio...

11. Quando li incontro non riconosco amici o parenti. Punteggio...

12. Imparo difficilmente qualcosa di nuovo, come un gioco o un nuovo congegno. Punteggio...

13. Ho delle parole sulla punta della lingua ma non riesco a trovarle. Punteggio...

14. Dimentico di fare ciò che mi ero proposto o mi avevano richiesto. Punteggio...

15. Dimentico aspetti importanti di ciò che è successo il giorno prima. Punteggio...

16. Mi succede spesso di dire: "Di cosa stavo parlando?" Punteggio...

17. Quando leggo mi riesce difficile seguire il filo della storia Punteggio...

18. Dimentico spesso di trasmettere messaggi importanti o di ricordare qualcosa a qualcuno. Punteggio...

19. Dimentico particolari importanti di me stesso come la data di nascita, l'indirizzo di casa, il telefono. Punteggio...

20. Confondo quanto è avvenuto con quanto mi hanno raccontato. Punteggio...

21. Racconto le stesse storie o barzellette alle stesse persone. Punteggio...

22. Dimentico i particolari delle cose che faccio usualmente a casa o sul lavoro. Punteggio...

23. Non riconosco la faccia dei personaggi televisivi o delle persone famose. Punteggio...

24. Dimentico dove si trovano le cose o le cerco nel posto sbagliato. Punteggio...

25. Mi perdo nei luoghi dove sono stato spesso in precedenza Punteggio...

26. Ripeto le stesse azioni di routine, ad es. zucchero due volte il caffè. Punteggio...

27. Ripeto quanto ho appena detto o faccio la stessa domanda. Punteggio...

 

Punteggio totale: .................

 

Se in questo test, elaborato dall'Unità di Psicologia del Medical Research Council di Cambridge, il punteggio raggiunto è compreso tra 27 e 58 la memoria è buona: un punteggio compreso tra 58 e 116 indica una memoria media mentre tra 116 e 243 punti si è al di sotto della media.

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