Alberto Oliverio

L'arte di pensare.

Rizzoli, Milano 1997.

Leggi l'introduzione:

Siamo capaci di imparare e padroneggiare diverse lingue, compiere calcoli complicati, comporre poesie, creare opere d'arte: tutte queste nostre abilità testimoniano della enorme capacità della nostra mente, della plasticità del nostro cervello, di un potenziale che a partire dall'infanzia può svilupparsi in misura crescente.

Spesso, e impropriamente, paragoniamo la nostra mente a un computer potentissimo e arriviamo alla conclusione che i computer sono estremamente veloci nel compiere calcoli ma estremamente lenti, rispetto a noi, nella maggior parte delle funzioni intelligenti: hanno una logica limitata, rigida, dotata di scarsa plasticità di fronte a nuovi problemi, a situazioni insolite. Noi, invece, siamo dotati di un pensiero plastico, sappiamo cogliere analogie, ci rendiamo conto dei diversi aspetti di uno stesso problema: insomma, siamo caratterizzati da capacità mentali che nessun computer, almeno per il momento, è in grado di imitare. Eppure, malgrado l'enorme potenziale del nostro cervello, non abbiamo il dono innato di pensare bene: al contrario degli istinti, che fanno sì che sin dalla nascita un animale si comporti in maniera "intelligente" in rapporto ad alcune -limitate- situazioni, l'intelligenza è un potenziale che va sviluppato, la logica richiede esercizio, la creatività deve essere favorita. La maggior parte di noi è d'accordo con l'idea che l'intelligenza vada sviluppata attraverso lo studio, esperienze di vita e sollecitazioni culturali che tengano in esercizio il cervello e aggiornino le nostre conoscenze e visioni del mondo: ma sottovaluta la necessità di sviluppare strumenti logici e capacità analogiche e creative che ci permettano di pensare bene e di delineare soluzioni innovative. In altre parole, diamo per scontato che il cervello sia come un muscolo che può essere potenziato con l'esercizio -le esperienze, la cultura ecc.- ma che ha già una sua forma di cui non ci dobbiamo curare molto. Riteniamo insomma, che non sia necessario imparare a pensare perché saremmo già provvisti di strumenti adatti: mancherebbero soltanto le esperienze e il "materiale" su cui lavorare, non le tecniche.

La realtà, invece, è diversa. E' vero che siamo dotati di una serie di predisposizioni per interpretare la realtà e di meccanismi per produrre il pensiero e una parte della sua struttura logica: ma queste predisposizioni e questi meccanismi sono imperfetti oppure erano appena sufficienti in un mondo che poneva poche sfide, in cui le richieste erano inferiori rispetto alla realtà odierna caratterizzata soprattutto da problemi astratti e sfuggenti. Per rendervi conto di come il nostro cervello zoppichi considerate nelle pagine seguenti uno dei diversi esempi tratti dallo studio della percezione visiva o qualcuna delle tante trappole in cui si imbatte la mente se le vengono posti dei tranelli logici: potrete così notare di avere una mente dotata di una "decente" capacità di rispondere alle sfide che pone la realtà ma anche soggetta agli inganni tesi dal mondo dei sensi, cioè dal modo in cui ci si presentano molte situazioni, e dal modo in cui viene presentato un problema. Infatti, la logica interna di un problema può sviarci e innescare nella nostra mente una risposta inadatta, oppure intrappolarla in un circolo vizioso o nasconderle una soluzione ovvia...

Pensare bene non è un automatismo proprio della mente umana ma un'arte, qualcosa che si acquisisce e che può essere potenziato: bisogna imparare a osservare, cogliere dei nessi logici, evitare quelle trappole che derivano dal fatto che ciò che è vicino ai sensi ci appare anche vicino alla logica mentre così non è. Pensare meglio significa anche decidere meglio. Le stesse decisioni, infatti, sono soggette a trappole cognitive, emotive e sociali in cui può cadere ognuno di noi quando opera una scelta e decide: ma anche in questo caso si può imparare a decidere meglio, si può apprendere un'arte che favorisca le scelte autonome ed eviti che siano gli eventi, o gli altri, a scegliere per noi.

Questo libro si rivolge a quanti vogliono scoprire i trabocchetti che condizionano il nostro pensiero, a quanti desiderano cogliere la logica interna dei problemi, praticare un pensiero che non sia soltanto logico-razionale ma anche creativo, divergente, aperto a nuovi orizzonti. Esso non è indirizzato agli esperti ma a tutti, dagli studenti ai professori, dal manager alla massaia, dai venditori ai genitori, vogliono conoscere i recenti sviluppi delle conoscenze sul cervello e delle scienze cognitive per sviluppare una vera e propria arte del pensare: anche per proteggersi dalle trappole tese da quanti padroneggiano le strategie della comunicazione, quei "persuasori occulti" che, dalla televisione ai nuovi media, cercano di ammaliare la nostra mente che sempre più rischia di impantanarsi in un mondo in cui i messaggi, le logiche e i condizionamenti sono sempre più sottili e ingannevoli.

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