Psicoanalisi e neuroscienze. Esiste un ponte tra teoria psicoanalitica e
neuroscienze? Numerosi neuroscienziati, anzitutto, dimostrano una “simpatia”
per la psicoanalisi, da Susan Greenfield dell’Università di Oxford, a Floyd
Bloom dello Scripps Reseach Institute a La Jolla a Gerald Edelman del
Neuroscience Research Institute, sempre a La Jolla a Eric Kandel della Columbia
University.
L’elemento unificante è il credere nella possibilità che la “terapia della parola
possa avere un effetto sui meccanismi molecolari. Kandel ha scoperto che
nell’Aplysia la proteina CREB (cyclic AMP-response element binding) serve per
trasformare le memorie a breve termine in memorie a lungo termine: in un
articolo intitolato “A new intellectual framework for psychiatry”[i] sostiene che
il fatto che l’esperienza produca cambiamenti fisici nei neuroni, attivare o
disattivare geni, riavvicina psichiatria e neuroscienze: la prospettiva
psicoanalitica potrebbe contribuire a un approccio biologico al comportamento.
L’altro aspetto sottolineato da Kandel è la validità del concetto di inconscio (vedi
Weiskrantz e la visione cieca o la memoria senza ricordo).